Opinionisti

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Angelo Adamo Gregucci
Angelo Adamo Gregucci

Difensore, nato a San Giorgio Jonico (TA) il 10 giugno 1964.

Cresciuto nelle giovanili del Taranto, dove debutta nel corso della stagione 1981/82 in serie C1. L’anno successivo è ceduto all’Alessandria di proprietà di Gian Marco Calleri, dove s’impone giocando quattro stagioni e collezionando 114 presenze con 8 reti. Viene acquistato nel 1986 quando la famiglia Calleri diventa proprietaria del pacchetto di maggioranza della Lazio. Disputa sette stagioni in maglia biancoceleste. Con la Lazio colleziona 187 presenze e 12 reti in Campionato. Viene ceduto al Torino nella stagione 1993/94 e rimane in granata per una stagione. Dal 1994 al 1998 vesta la casacca della Reggiana.

Viene convocato nella Nazionale italiana in occasione della gara disputata contro l’U.R.S.S. il 3 novembre 1990 e giocata allo stadio Olimpico di Roma. Gioca anche una gara con la maglia della Lega Nazionale Serie A. E’ stato uno stopper di grande personalità e dal rendimento sempre elevato. Combattivo, acerrimo marcatore della prima punta avversaria, generosissimo, era in possesso di buona tecnica ed eccelleva nel gioco aereo. Pur essendo molto alto, era veloce, acrobatico e spesso risolutivo in area avversaria con i suoi precisi e violenti colpi di testa che gli consentirono di mettere a segno 12 reti con la maglia biancoceleste.

Appesi gli scarpini al chiodo, inizia la carriera di allenatore professionista. Dopo essere stato il vice di Roberto Mancini a Firenze, allena il Legnano, il Venezia, la Salernitana, il Lecce in Serie A (solo per 5 giornate), il Vicenza. Nella stagione 2009/10 firma, a sorpresa, per l’Atalanta tornando ad allenare nella massima serie, ma l’esperienza dura solo 4 giornate, in quanto viene esonerato dopo altrettante sconfitte il 21 settembre 2009. Nella stagione 2010/11 allena il Sassuolo in Serie B, ma a tre giornate dal termine del campionato viene esonerato. L’8 gennaio 2012 assume la guida della Reggina subentrando all’esonerato tecnico amaranto Roberto Breda. Ai primi di agosto del 2012 trova un accordo con il Manchester City ed entra a far parte dell’area tecnica della compagine inglese guidata da Roberto Mancini.

Il 26 gennaio 2014 assume la guida della Salernitana sostituendo Carlo Perrone. Il 28 maggio 2014 non rinnova il contratto con la squadra campana per dissidi economici.

Nei primi giorni di luglio 2014 firma un contratto che lo porta sulla panchina della Casertana, ma il 27 novembre dello stesso anno viene esonerato. All’inizio di ottobre 2015 viene chiamato ad allenare l’Alessandria. Nella stagione 2016/17 svolge il ruolo di assistente tecnico di Roberto Mancini all’Inter. Dopo l’esonero dell’allenatore jesino e il suo successivo ingaggio da parte dello Zenit San Pietroburgo, anche Gregucci si trasferisce in Russia, dove rimane fino al maggio 2018. Con l’arrivo di Mancini sulla panchina azzurra, anche Gregucci entra a far parte del settore tecnico della Nazionale italiana nel consueto ruolo di collaboratore dell’allenatore. Il 18 dicembre 2018 rescinde il contratto con la FIGC e accetta la proposta della Salernitana per allenare la squadra campana in sostituzione del dimissionario Stefano Colantuono. A maggio 2019 viene sollevato dall’incarico, a gennaio 2020 torna sulla panchina dell’Alessandria, a gennaio 2021 viene esonerato. Nella stagione 2023/24 allena la squadra Primavera del Frosinone, nel 2024 è collaboratore tecnico dell’Arabia Saudita guidata da Mancini, il 7 aprile 2025 diventa collaboratore tecnico della Sampdoria.

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Andrea Agostinelli
Andrea Agostinelli

Entrato nelle giovanili della Lazio, Agostinelli ha debuttato in Serie A il 19 ottobre 1975, in Perugia-Lazio (2-0). Nelle stagioni successive guadagna sempre più spazio, ereditando il ruolo di mezzala da Re Cecconi dopo la morte di quest’ultimo, e guadagnandosi la stima dell’allenatore Luís Vinício. Con i romani disputa 75 presenze con 2 gol in campionato, e nel 1979, dopo quattro stagioni in maglia biancoceleste, viene acquistato in prestito dal Napoli.

Andrea Agostinelli, centrocampista centrale, era in grado di svolgere un lavoro di raccordo tra difesa e attacco grazie alle proprie doti agonistiche a cui univa fantasia nell’impostazione dell’azione. Per queste sue doti in gioventù era considerato l’erede di Luciano Re Cecconi.

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Roberto Rambaudi
Roberto Rambaudi

Roberto Rambaudi (Moncalieri, 12 gennaio 1966) è un allenatore di calcio ed ex calciatore italiano, di ruolo centrocampista o attaccante.

Ha militato in Serie A nel Foggia, dove ha conquistato anche la promozione in Serie A, costituendo con Giuseppe Signori e Francesco Baiano il tridente d’attacco che ha portato la matricola nel campionato al nono posto nel 1991-1992 sotto la guida di Zdeněk Zeman.

Passato nell’estate 1992 all’Atalanta, vi è rimasto per due stagioni. Dopo la retrocessione della squadra bergamasca nel 1994 si trasferì alla Lazio, richiesto dal suo vecchio allenatore Zeman, ottenendo prestazioni tali da valergli la convocazione con la maglia azzurra della Nazionale (2 presenze sotto la guida di Arrigo Sacchi).

In Serie B ha militato nel Genoa e nel Treviso. Da calciatore professionista in campionato, nell’arco di sedici anni dal 1984 al 2000, ha collezionato 411 presenze e 82 reti.

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Giulio Cardone
Giulio Cardone

Doppia cittadinanza (romana e vastese), è considerato il decano dei giornalisti che seguono la Lazio: lo fa da 30 anni. Prima per Paese Sera del mitico Mimmo De Grandis, poi per Il Tempo (’94-’97) e dal 15 novembre ’97 per Repubblica. Inventore del “cardomercato”, è esperto di calciomercato internazionale e cita con insopportabile spocchia i mille scoop della lunga carriera. Fino al 2016 si è sempre tenuto alla larga dal frullatore radio & social, poi nella primavera di quell’anno Guido “Nostalgia” De Angelis lo convinse a iniziare l’avventura con Radiosei. Nel frullatore, a volte si trova a disagio – è un cronista “costretto” a fare l’opinionista – ma di solito si diverte. Ormai di culto la sua rubrica “La città nel pallone”, il blob delle radio romane dal 1998 su Repubblica ogni lunedì di campionato. Dal 18 febbraio 2019 dirige con  passione la banda di Sololalazio.it. Laziale acquisito ma innamorato perso, combatte quotidianamente – senza alcun risultato – il leggendario pessimismo del tifoso biancoceleste. Per lui il bicchiere è quasi sempre mezzo pieno. E altrettanto inutilmente lotta affinché nel mondo del pallone non ci si prenda troppo sul serio. Lo definiscono onesto intellettualmente ed equilibrato, ma chi gli è vicino è invece rassegnato alla sua follia nonché al pericoloso gusto di nuotare controcorrente. Pregio: gli piace scoprire e crescere giovani giornalisti di talento. Difetto: l’eccessiva competenza calcistica spesso tracima in una presunzione fastidiosa. Segni particolari: inconsolabile mancanza delle sue giocate – colpi mancini – sui campi di calcetto di tutta Roma. 

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Giancarlo Oddi
Giancarlo Oddi

Comincia a giocare da ragazzino nel Santos Roma, la squadra del suo quartiere (il Tufello) ed a quel tempo viene descritto come una promettente mezz’ala. A quattordici anni passa al GATE, la squadra del quotidiano Paese Sera per poi essere acquistato l’anno successivo dall’Almas Roma del quartiere San Giovanni. Qui Oddi arretra la sua posizione in campo trasformandosi prima in mediano di spinta, poi in libero e alla fine in terzino destro.

I piedi non sono raffinati ma mostra già il carattere agonistico sebbene non abbia ancora vent’anni, tanto che nel 1967 gli osservatori della Lazio lo portano ai campi d’allenamento di Tor di Quinto. Nella stagione 1967-68 entra nella Primavera, vince il campionato De Martino e fa una presenza in Serie B. L’anno successivo, per problemi economici della famiglia, chiede di andare a giocare in provincia e la Lazio lo presta al Sora in Serie D dove fa un buon campionato. Un anno dopo è di nuovo a Roma ma racimola solo 3 presenze e per il campionato 1970-71 va a giocare nella Massese, in Serie B.

Tornato per la terza volta alla Lazio nel stagione 1971-72, primo anno di Tommaso Maestrelli alla guida dei biancocelesti, gioca dieci partite e contribuisce alla promozione in Serie A.

Per un triennio gioca 30 partite su 30 senza mai uscire nemmeno per un minuto. Riveste il ruolo di stopper puro con grande affidabilità, sempre incollato al centravanti avversario ed esentato dai compiti di manovra, sebbene sia uno dei pochi stopper a giocare con entrambi i piedi e non gli manchino lucidità e visione di gioco. È uno dei migliori difensori tra il 1972 e il 1974 e con Wilson e Martini fanno una diga difensiva quasi insormontabile. Nell’estate del 1973 ha richieste da tutte le squadre del nord, ma il presidente Lenzini e soprattutto Maestrelli, rifiutano qualsiasi ipotesi di trattativa per il suo cartellino.

Si consolerà con lo Scudetto del 1974 vinto da romano nel suo stadio. La sera dei festeggiamenti fu derubato della sua auto con dentro il giaccone di pelle che, scaramanticamente, portava anche quando faceva un caldo da spiaggia. La macchina fu ritrovata pochi giorni dopo, ma del giaccone non ebbe più traccia. La stagione 1974-75 lo vide sempre protagonista, ma la malattia dell’allenatore fu un colpo tremendo per tutta la squadra che non si ripeté ai livelli della stagione precedente.

Oddi al Cesena nel 1977, mentre contrasta lo stacco di testa dello juventino Bettega nella sfida di Coppa Italia (0-0) del 28 agosto 1977 a Torino; osservano l’azione Causio, Boninsegna e Beatrice.
Con Maestrelli malato, la società capitolina compie l’errore di smembrare la squadra. A tal conto, il capitano Pino Wilson aveva manifestato, sin dagli inizi, una contrarietà a tale scelta poiché veniva di fatto ridimensionata quella forte squadra, sapientemente costruita dal loro amato allenatore Tommaso Maestrelli.[2] Così su indicazione del nuovo tecnico Corsini, spinto anch’egli da cattivi suggerimenti, anche Oddi viene ceduto, dopo 132 presenze in sei anni di Lazio. Finisce, insieme al regista Mario Frustalupi, tra le file del Cesena in cambio di Ammoniaci e Brignani, facendo la fortuna del piccolo club romagnolo che centrò la qualificazione in Coppa UEFA l’anno successivo.

Nel Cesena Oddi trascorre otto lunghi anni tra Serie A e Serie B ma il desiderio di tornare a Roma è così forte che nel 1983, a trentacinque anni, accetta di buon grado la chiamata dalla Lodigiani in Serie C2, dove rimane un altro anno prima di terminare la sua carriera di calciatore. Ma il calcio è la sua vita ,quindi Radiosei lo arruola tra le file dei suoi opinionisti perchè pochissimi sanno parlare di calcio e di Lazio come Lui …e la passione continua dietro ai microfoni.

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