
SPECIALE 14 MAGGIO – Marcolin: “Il gol di Simeone cambiò tutto, quello annullato a Cannavaro ci fortificò. I minuti finali nello spogliatoio…” (AUDIO)
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Speciale 14 Maggio: Dario Marcolin, centrocampista Campione d’Italia 99/00 con la maglia della Lazio, ai microfoni di Radiosei in ‘9 GENNAIO 1900’
I passaggi chiave della stagione
“La stagione ci cambia completamente con il gol di Simeone a Torino su assist di Veron. Siamo diventati così una squadra che ha cominciato a crederci veramente.
Un finale inaspettato
“L’ultima giornata di campionato contro la Reggina, il nostro pensiero fisso avvicinandoci allo stadio era arrivare in qualche modo allo spareggio con la Juventus. Non ci aspettavamo minimamente quell’epilogo, nessuno se lo aspettava e non c’era niente di preparato allo stadio. Una giornata che ci ha cambiato la vita, letteralmente. Dopo il fischio finale all’Olimpico – prosegue Marcolin – noi eravamo tutti nello spogliatoio. Nessuno voleva sentire nulla, neanche la radio. Avevamo paura che ascoltando avremmo portato in qualche modo fortuna alla Juventus. Mi ricordo la scena: tutta la squadra seduta, muta, nessuno voleva sapere assolutamente nulla. Ogni tanto entrava qualcuno e tutti si aspettavano che avrebbe portato un cambio di risultato. Pensavamo “vedrai che adesso pareggiano, adesso pareggiano…”. Fu una liberazione: qualcuno da un calcio alla porta e urla “è finita!”. Avevamo paura della delusione, per noi e per i tifosi. Era un gruppo unito in un silenzio di tomba, in quei secondi finali. Nessuno si azzardava a muovere un muscolo. Attimi di speranza e di tensione”.
La Lazio Scudettata spiegata ai ventenni di oggi
“Se dovessi raccontare quella Lazio ad un ragazzo di vent’anni? Gli parlerei della testa di questi giocatori, della mentalità. Nesta e Mihajlovic si compensavano; a centrocampo avevamo malizia e cattiveria, oltre alla tecnica debordante di Veron che spesso iniziava terminava l’azione. Esterni bravi nell’uno contro uno, la classe di Mancini e attaccanti che ruotavano sistematicamente. Eriksson – prosegue Marcolin – era il collante, riusciva ad ottenere da tutti qualcosa. Era un innovativo, un moderno. Era uno di noi, uno del gruppo”.