Sprofondo Lazio, Lotito: “Svolta subito o saltano teste”. Fabiani alla squadra: “Sbaglia chi pensa che Sarri venga esonerato. La melma è per tutti”

Sprofondo Lazio, Lotito: “Svolta subito o saltano teste”. Fabiani alla squadra: “Sbaglia chi pensa che Sarri venga esonerato. La melma è per tutti”

Rassegna stampa

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Sprofondo Lazio

Sprofondo all’undicesimo posto.

Anzi, forse al dodicesimo se, dopo il sorpasso di Monza e Frosinone, stasera a Bologna vincerà persino il Torino. Dopo 13 giornate e miseri 17 punti (come nel 2013/14 ovvero 13 lunghezze in meno dell’anno scorso a un terzo del cammino) il campionato della Lazio è compromesso e, com’è ovvio che sia, il capitombolo di Salerno sta provocando un terremoto in classifica e dentro Formello: «Abbiamo perso una partita undici contro uno (l’ex Candreva, ndr) – tuona Lotito, ancora furioso il giorno dopo – e non si può continuare così. Serve una svolta subito o salteranno delle teste molto presto. Io sto in Molise per un convegno, ma ho dato le indicazioni a Fabiani, che sa cosa fare e ha carta bianca su tutto». E infatti il ds ieri mattina alle 11 ha rinchiuso solo la squadra e Sarri per mezz’ora dentro lo spogliatoio ed è stato molto duro: «Abbiamo perso contro l’ultima in classifica. Ora basta. Se qualcuno pensa che l’allenatore venga sollevato dall’incarico si sbaglia, la melma la mangiamo tutti insieme adesso. Me compreso». La società è furiosa con tutti, non vuole più alibi per nessuno, né per i giocatori né per il tecnico.

APPARENTI CONTRADDIZIONI
In appena tre settimane Sarri è passato dal «voglio chiudere la carriera qui» al «se il problema sono io, parlo con Lotito e me ne vado». Ovviamente sono entrambi messaggi forzati – o provocazioni disperate, fate voi – di Mau per provare a scuotere l’ambiente e tutta la Lazio. La realtà è ché il club non ha intenzione di esonerarlo (con oltre dieci milioni lordi a bilancio) e l’allenatore non vuole dimettersi e mollare la barca adesso. Si spera ancora di poter rivalutare, di comune accordo, il matrimonio fino al 2025 a giugno, a meno che la situazione non precipiti del tutto, con Tudor e la suggestione Scaloni sempre sullo sfondo. I prossimi risultati ora rappresentano ancora di più uno spartiacque decisivo. Non solo contro il Celtic Glasgow, perché paradossalmente il volto sinora positivo nella vetrina Champions fa ancora più arrabbiare Lotito, ma soprattutto contro il Cagliari sabato alle 18. Ripristinati oggi e venerdì il ritiro della vigilia obbligatorio.

CONFRONTO DI SQUADRA
Sei sconfitte in 13 gare sono un oltraggio. È la peggior partenza nella carriera di Sarri, che non riesce più a dare una scossa e a cambiar spartito. Appena 2 tiri nello specchio all’Arechi e 2 gol (entrambi su rigore di Immobile) nelle ultime 4 gare, la porta ormai è un miraggio. Ieri c’è stato un confronto tecnico anche fra i giocatori, che si dichiarano al fianco di Maurizio e si sono ripromessi di cementarsi con le vecchie cene di gruppo. Gli esterni (da Felipe a Zaccagni, passando per Pedro, sotto processo) sostengono che la manovra è prevedibile e, di conseguenza, su di loro c’è sempre un raddoppio e un muro in attacco. Tutto lo spogliatoio ora ritiene che in estate sia stata sottovalutata la partenza di Milinkovic, sia sulle palle alte che a livello fisico. Eppure l’addio di un solo top player non può giustificare questo crollo psicologico, già avvenuto periodicamente nell’ultimo decennio: la Lazio ha subito l’ennesima rimonta (8 punti persi da situazioni di vantaggio) e, quando va sotto, non si rialza in nessun modo. È come se molti abbiano considerato il secondo posto dell’anno scorso uno scudetto, se lo siano cuciti al petto e, senza rinforzi per fare meglio, abbiano appeso gli scarpini al chiodo dentro un’oasi serena di lavoro a tempo indeterminato. Forse un ciclo è finito, la rivoluzione non è stata fatta in estate, andrà fatta a giugno. Con un mercato più deciso e non più ostaggio del passato, sia pure glorioso. Altrimenti non si supererà mai un problema di mentalità atavico. Il Messaggero