D’Amico, doppio funerale per la storica bandiera

D’Amico, doppio funerale per la storica bandiera

Rassegna stampa

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Era un artista del calcio italiano, come ha ricordato Bruno Giordano, gemello della Lazio con l’aquila sul petto nel decennio successivo allo scudetto del 1974. E’ stato una bandiera senza macchia e peccato, capitano e numero 10 nelle fasi più critiche e complicate del club biancoceleste, costretto a vivere pericolosamente e senza troppi soldi, retrocesso due volte in Serie B.

Trasmetteva in senso trasversale l’appartenenza e la fierezza della banda Maestrelli, invulnerabile a qualsiasi tipo di rivalità. Una foto di Vincenzo D’Amico rimbalza sui social da inizio maggio, erano i giorni in cui aveva annunciato su Facebook di essere malato. E’ seduto sul prato dell’Olimpico davanti a Roberto Pruzzo, ex centravanti della Roma, in panchina con Carlo Ancelotti, all’epoca infortunato e vestito in borghese: ridono e scherzano, da veri amici. Era ancora possibile a quei tempi e in un mondo del calcio assai meno inquinato di oggi dall’odio e dall’ipocrisia.

Due camere ardenti e doppio funerale

Certi sentimenti resistono e di sicuro nelle prossime ore, come accaduto sabato quando si è diffusa la notizia della sua morte, l’intero calcio italiano, non solo il popolo della Lazio, gli renderà omaggio. Il Comune di Roma, attraverso il sindaco Gualtieri e l’assessore Onorato, hanno provveduto in modo tempestivo. Sarà possibile salutare D’Amico un’ultima volta. La camera ardente, allestita in Campidoglio, sarà aperta dalle 13 alle 19. La moglie Simona, i figli Matteo, Nicolò e Alessandro, il fratello Rosario accoglieranno gli amici di Vincenzo e migliaia di tifosi. I funerali si terranno domani mattina (ore 10,30) alla Chiesa Gran Madre di Dio, nella piazza di Ponte Milvio. La stessa chiesa in cui vennero officiati i funerali di Tommaso Maestrelli (nel 1976) e Bob Lovati (nel 2011). Il Cristo Re a viale Mazzini, diventata negli ultimi anni un punto di riferimento per il mondo laziale, era indisponibile per lavori di restauro. Vincenzo D’Amico riposerà a Latina e aveva espresso la volontà di organizzare il funerale nella sua città di nascita. Alla fine il figlio Matteo e la famiglia si sono convinti, accogliendo le richieste di amici, ex compagni di squadra della Lazio e tifosi affezionatissimi, trovando una soluzione che accontentasse tutti. Dopo Roma, anche Latina saluterà Vincenzo: la camera ardente, al Museo Cambellotti, verrà aperta domani dalle 15 alle 19. Mercoledì mattina (ore 10) il funerale bis nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Goretti. Si tratta dell’oratorio dei Salesiani in cui da bambino aveva cominciato a giocare a pallone. Dal 1964 al 1969 nel Cos di Latina, poi l’Almas prima di abbracciare la Lazio, dove si sarebbe sviluppata quasi interamente la sua carriera. L’intervallo di una stagione al Toro, la chiusura con la Ternana.

L’ultima volta allo Stadio Olimpico

Non si è mai separato mentalmente dal biancoceleste, sempre nei suoi pensieri e nel suo cuore. Un tifoso vero, non solo una bandiera o l’ex capitano. La Lazio gli apparteneva come se ne facesse ancora parte. Viveva così, anche negli ultimi mesi di vita, quel rapporto intenso, cordiale e scherzoso con i cronisti che seguivano la squadra, compreso quelli nati (professionalmente) molti anni dopo il 1974. Un tratto distintivo della banda Maestrelli, amici da sempre del Corriere dello Sport-Stadio. L’ultima volta allo stadio Olimpico risale a sabato 8 aprile, Lazio-Juve 2-1: era in Monte Mario con Massimo Piscedda e il suo amico Francesco Maiolini, ad di Banca del Fucino. Pubblicammo la foto sul giornale. La mattina successiva gli scrivemmo un messaggio di auguri pasquali, scherzando sull’assist di tacco di Luis Alberto per il gol di Zaccagni: «Lo ha fatto perché c’eri te, il più grande numero 10 della storia della Lazio, in tribuna». Vincenzo, sorridendo come al solito, rispose in modo impareggiabile. «So che avete fatto vedere i filmati delle mie partite e Luis, giorno dopo giorno, impara. Ma è stato bravo. Sul serio». Il doppio funerale dice tutto. Corriere dello Sport